La Psicoanalisi Junghiana
La psicoanalisi è la “talking cure”, la cura parlata, attraverso la parola.
E’ l’incontro con l’analista, che avviene in una stanza, sempre nello stesso giorno, alla medesima ora, per un certo periodo di tempo. Insieme si parte per un viaggio interiore il cui fine è conoscere se stessi, dialogare con il proprio Inconscio.
La maggiore consapevolezza permette di sciogliere quei nodi aggrovigliati, di ridimensionare quei complessi che, spesso, rendono faticosa la nostra esistenza. Si ritiene infatti che il “sapere” ha potere sul dolore, quel dolore che spesso ruba la nostra vita. Si ha allora la possibilità di scoprire come il passato agisce nel presente e condiziona il futuro, e si può tentare di riscriverlo, di non curvarsi all’ineluttabilità del proprio destino.
La psicoanalisi si occupa di attacchi di panico, stati d’ansia, angoscia, fobie, bassa autostima, disturbi alimentari, depressione, problemi adolescenziali, crisi di coppia, dipendenze e tanto altro.
Ma si occupa soprattutto della Persona che lamenta questi disturbi.
Disturbi dei quali occorre comprenderne il senso. E’ importante, infatti, capire e curare la causa, oltre che il sintomo. Se infatti si estirpa un sintomo, non occupandosi del perché è sorto, ne può nascere poi un altro. Cacciatori di cause, siamo.
In quest’ottica il sintomo è considerato un’opportunità, un’occasione per crescere, maturare, strutturare e trasformare la propria personalità. E’quindi, lo so che sembra un’eresia, il benvenuto.
E alla fine del percorso?
Diceva Nietzsche: “Bisogna avere un caos per generare una stella danzante”.
Ecco, al termine dell’analisi, dal caos, dalla rigidità, dalla inconscietà può generarsi una stella.
Alla fine il dolore che abitava in noi avrà lasciato la sua dimora, e torneremo a sorridere. Alla fine si diventerà se stessi o, come diceva Jung, ci saremo individuati.
“Ogni essere vivente diventa quello che era destinato a diventare fin dal principio” (C. G. Jung)
Naturalmente “Deo concedente”, se Dio lo vuole.